Pensiero di ungaretti sulla guerra

Pensiero di ungaretti sulla guerra

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Nato in Egitto nel 1888, Giuseppe Ungaretti è stato uno dei poeti italiani più influenti del secolo scorso, contribuendo a sviluppare lo stile di scrittura noto come Ermetismo, nato dalla scuola di pensiero simbolista. La sua prima opera poetica pubblicata fu realizzata mentre era in prima linea nella prima guerra mondiale, combattendo in trincea.

Ungaretti trascorse la prima parte della sua vita vicino a Suez, dove il padre stava aiutando a costruire il canale, prima di essere ucciso nel 1890. Frequentando la scuola, Ungaretti imparò presto a conoscere poeti come Rimbaud e Mallarme e iniziò una carriera di critico letterario e giornalista, collaborando a diversi giornali e riviste in Italia.

Nel 1912 si trasferisce in Francia, si stabilisce a Parigi e si inserisce rapidamente nei circoli letterari dell'epoca, conoscendo artisti del calibro di Apollinaire e diventando un ammiratore delle opere di Henri Bergson. Nel 1914 scoppia la guerra e Ungaretti si arruola nell'esercito un anno dopo. Trascorse un periodo di combattimento in trincea, che modificò la sua concezione romantica del mondo, in quanto fu testimone di tutti gli orrori che la frontiera del Nord Italia aveva da mostrargli.

Poesia di guerra 1 - Panoramica

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Furono pubblicate per la prima volta, in una raccolta più ampia, come Allegria di naufragi nel 1919; Ungaretti la ridusse a 74 poesie per l'edizione del 1931, pubblicata come Allegria, e, mentre: "continuò a ritoccare e rivedere alcune di queste poesie per molti anni", il traduttore Brock trova che: "È questa edizione del 1931 che, a mio avviso, cattura meglio il suo genio iniziale".

Se le tre sezioni centrali sono scritte immerse nella guerra - il luogo e il tempo in cui il poeta-soldato annotò ognuna delle poesie in queste poi annotate singolarmente -, queste prime, pur essendo già ambientate in un mondo non mondano, descrivono solo il senso di incertezza piuttosto che essere più direttamente immerse nella realtà fisica di esso.

Campo di battaglia della Prima Guerra Mondiale: Castelnuovo sull'Altopiano del Carso, Italia

Giuseppe Ungaretti (8 febbraio 1888 - 2 giugno 1970) è stato un poeta modernista italiano, giornalista, saggista, critico, accademico e vincitore del Premio Internazionale Neustadt per la Letteratura, inaugurato nel 1970. Esponente di spicco della corrente sperimentale nota come Ermetismo, è stato uno dei maggiori esponenti della letteratura italiana del XX secolo. Influenzato dal simbolismo, fu per breve tempo allineato al futurismo. Come molti futuristi, assunse una posizione irredentista durante la Prima guerra mondiale. Ungaretti esordì come poeta mentre combatteva in trincea, pubblicando uno dei suoi pezzi più noti, L'allegria.

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Durante il periodo tra le due guerre, Ungaretti lavorò come giornalista con Benito Mussolini (che conobbe durante la sua ascesa socialista),[1] e come corrispondente dall'estero per Il Popolo d'Italia e la Gazzetta del Popolo. Dopo una breve frequentazione con i dadaisti, sviluppa l'ermetismo come approccio personale alla poesia. Dopo aver trascorso diversi anni in Brasile, tornò in patria durante la seconda guerra mondiale e gli fu assegnato un incarico di insegnamento all'Università di Roma, dove trascorse gli ultimi decenni della sua vita e della sua carriera.

Il pappagallo

La poesia fu scritta originariamente nel luglio 1918, nelle trincee vicino a un bosco a Courton, Reims, e fu pubblicata sulla rivista "La Raccolta". Qui troviamo l'essenza della poesia di Ungaretti: la tragedia dell'esistenza ma soprattutto quella della guerra. Soldati, nella sua brevità, riflette l'improvvisa comprensione dell'autore per l'assurda condizione dei suoi commilitoni ma anche dei suoi simili. Sottolinea l'irrazionalità della condizione umana e l'inevitabile fine che tutti dobbiamo affrontare. Rende tutti gli uomini non diversi dalle foglie che in autunno cadono dai rami, seguendo il corso naturale della natura.

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È interessante notare che il paragone tra la morte dell'uomo e la caduta delle foglie non è raro nella letteratura classica. Nell'Eneide, libri I-VII, ad esempio, troviamo "E i giovani, sepolti davanti agli occhi del padre/con gemiti vuoti, grida e flebili pianti./Spessi come le foglie d'autunno scavano i boschi..."; mentre nella Divina Commedia: Volume 1: Inferno, si legge: "Come in autunno le foglie cadono una dopo l'altra finché il ramo non vede a terra tutte le sue spoglie, così il malvagio seme di Adamo si getta da quella riva uno ad uno...".

Daniela Gallo

Sono Daniela Gallo, esperta di mente e pensieri. Sul mio sito web condivido strumenti, tecniche e consigli per aiutare le persone a trasformare la loro mente e a raggiungere una vita più felice e piena. Il mio approccio si basa sul controllo dei pensieri e sulla loro gestione per ottenere una vita più soddisfacente.

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